Eccomi di ritorno da una vacanza rivelatrice, una vacanza in Italia da italiano all'estero.
L’Italia, lasciata con il timore di sentirne una mancanza incolmabile, sognata nelle piovose giornate del nord, gustata attraverso i prodotti d’esportazione, che non riescono mai a convincerti. Si, è proprio così! 4 euro per un pacchetto di Lavazza (import) e speri di farti un giro nello stivale con in mano una tazzina fumante. Ma il caffè non viene mai come in Italia, e allora dai la colpa all’acqua, oppure a chissà cosa. Ma no! Siamo noi, i furbi italiani, che mandano all’estero i prodotti scadenti credendo che gli stranieri non ci capiscano niente di cibo (ed in parte è anche vero!). Ma che figuraccia!. E così il vino, la pasta (la vedi rompersi nell’acqua bollente e rimanere cruda dentro!), la salsa di pomodoro ecc… Il Made in Italy culinario d’esportazione è una bugia, e te ne accorgi quando ti porti dietro un po’ di prodotti originali, e ti fai un Lavazza Crema e Gusto (come quello che mi sto bevendo adesso, 5 euro 4 pacchetti alla Coop!), e ti sembra davvero di essere in Italia.
Eccola, è proprio lei. È come l’ho trovata! Un paese di furbacchiotti in inevitabile ed imprudente declino. A chi mi ha chiesto cosa ne pensassi, gli ho risposto con questa battuta; “Finalmente ho capito che quando passi il confine il cartello “Chiasso” non è l’indicazione di una città ma è un segnale di avvertimento”. Ed infatti dopo poche centinaia di metri incomincia la danza degli idioti al volante. Oltre mille chilometri di tranquilla traversata, sulle ampie corsie germaniche dove non esistono limiti di velocità ma tutti rispettano le distanze e raramente si vedono incidenti, e poi pacatamente attraverso le montagne svizzere. Tutto tranquillo, tutto regolare. Ma appena passi il confine… inizia il chiasso!!!
Solo un espresso come si deve, sorseggiato veloce all’autogrill, può ridarti un po’ di buonumore.
L’Italia, sempre più nefastamente Berlusconiana. Pressappochista, mai puntuale, distratta, inconcludente.
L’Italia bellissima, con i suoi mille sapori, mille colori, mille riflessi. Unica soluzione; trasformarla nel più grande villaggio turistico del mondo. Ma dovremo metterci degli inservienti stranieri, qualcuno capace di regalarti un sorriso quando ordini una pizza oppure entri in un negozio. Gli italiani li facciamo girare a vuoto, oggetti indispensabili di un quadro culturale caricaturale. Belli tirati, gli occhiali da sole, le marche bene in mostra, il muso lungo perché regalare sorrisi è un segno di debolezza…
“Look over there, dad. That’s a real Italian! You see how he drives?”
E allora nascerebbero strade circoscritte per soli automobilisti italiani, prive naturalmente di segnaletiche. I motorini piroetterebbero attorno alle auto eternamente in coda, e gli stranieri si fermerebbero a fare foto.
Stessa sorte toccherebbe alle file dei supermercati, quelle per gli italiani, nelle quali le cassiere potranno raccontare liberamente le storie della loro vita privata, mentre fanno scorrere sul nastro pomodori e detersivi, allungando inevitabilmente la coda. Accanto, le casse per gli stranieri invece scorrerebbero velocissime.
Mi va di essere ironico, anche tagliente. Qualcuno ha detto che la parole possono ferire come una spada. Non sono d’accordo. Le parole sono il disinfettante che frizza sulle ferite. Per questo fanno male… Ma se le si capisce, se riusciamo a dare loro il giusto peso, allora hanno proprietà cicatrizzanti.
Povera Italia...
Gran bell'articolo! Divertente ... ma allo stesso tempo drammatico, perchè comunque è il mio paese, un paese dove tanti come me si sentono assolutamente spiazzati!
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