lunedì 7 febbraio 2011

ZUCCHERO: CHOCABECK



Reccensione di G. Del Lungo

“Un respiro d’aria nuova”, è quello che sente il nostro Sugar, mentre si incammina verso i trent’anni di carriera. Lo dichiara nell’opening di questo Chocabeck (espressione dialettale simpaticamente onomatopeica), un album che forse non stupirà, esclusivamente perché Zucchero è già riuscito a stupire con tutte le armi possibili: l’eclettismo, la multiforme sapienza compositiva, e naturalmente le vette di poesia che ha saputo raggiungere tra un Miserere, un canto soul o una canzonaccia d’amore di stampo classico.

In questo disco di ballate, con qualche parentesi più vivace, l’“aria nuova” si inspira nell’apertura, piuttosto programmatica, e la si butta fuori alla fine. E non è escluso che lasci qualcosa nel cuore, sia al primo ascolto, sia al centesimo, che senz’altro merita. È un vento di nostalgia che ispira le undici tracce di questo piccolo gioiello. Non quella nostalgia stanca di chi ha anni di scorribande ritmiche alle spalle, ma qualcosa di inevitabilmente ispirato e soprattutto concreto: perché i campi, i ruscelli, il sole che illumina il sentiero verso casa sono lì, a portata di orecchio, tra un sussurro e una nota di organo. Come nel Suono della domenica, dove i tratti autobiografici iniziano a farsi strada in modo prepotente, raccontandoci che al paese dove viveva il piccolo Amedeo forse non si danzava fino all’alba su ritmi vudù, ma volendo si poteva cantare nel coro del paese in occasione delle feste.

E in tutto questo amarcord bucolico non c’è molto spazio per le brutte giornate: anche quando le note sono malinconiche, come in Alla fine, che ricorda tanto i toni di quel Blues del 1987, c’è sempre la pace avvolgente dei giorni d’estate. Invece del sole, ci sono i fiati e il pianoforte, e anche quando il ritmo passa dal meditativo al giocoso (Vedo nero, ma anche il singolo spaccaradio È un peccato morir), non c’è niente di sguaiato. Chissà se è davvero finito il tempo delle danze tribali e dei tormentoni funky da pollaio. Per adesso ci si può godere un viaggio nelle melodie delicate di pezzi in cui la voce di Zucchero riscalda davvero, come nella splendida Oltre le rive, forse la traccia più rappresentativa di un disco da ascoltare a occhi chiusi.

Tracklist:

01. Un soffio caldo
02. Someone else’s tears
03. Soldati nella mia citta
04. E’un peccato morir
05. Vedo nero
06. Oltre le rive
07. Un uovo sodo
08. Chocabeck
09. Alla fine
10. Spicinfrin boy
11. God bless the child

FONTE: The Colony of Slippermen

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