sabato 22 gennaio 2011

LA RELIGIONE SECONDO GOOGLE

Per caso mi sono imbattuto in questo diagramma che mostra le preferenze di ricerca su google da parte del popolo angolsassone. Fa sicuramente riflettere il modo in cui gli occidentali percepescono le religioni monoteiste e come invece sopravvalutano quelle orientali.


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giovedì 20 gennaio 2011

LA PAURA DELLA MORTE



C'è una differenza tra l'avere un forte desiderio di vivere o l'avere una terribile paura della morte. La paura della morte cresce insieme al sentimento di non aver vissuto nel modo giusto, di aver condotto una vita senza gioia e senza senso. Un uomo davvero vitale non ha paura della morte perché trova la sua identità nel proprio essere e nella propria attività interiore.

Invece tutte le persone che, come la maggior parte di coloro che vivono nella nostra cultura, si identificano con ciò che hanno (con i beni materiali che posseggono, con la loro posizione sociale, con il loro prestigio, il loro potere e così via), si riconoscono nel motto: “Io sono ciò che ho”. Il loro Sé è la somma di ciò che hanno; la loro preziosa proprietà è il loro io, la loro persona. In loro la paura della morte non è tanto quella di non vivere più, ma la paura di perdere la cosa più preziosa che posseggono, la loro persona.

Bisogna prendere in considerazione le manifestazioni della paura della morte e del morire tanto consce che inconsce [tra cui vanno annoverati la negazione della morte, l'illusione dell'immortalità e il desiderio necrofilo di morte].

Molti uomini hanno infatti una grande paura di morire e perciò considerano un tabù la morte – in particolare la propria morte – tanto che hanno paura di fare testamento. Per tale motivo spesso questo atteggiamento patologico viene razionalizzato a livello conscio affermando che “non bisogna sfidare la sorte”. In realtà in ciò si annida un atteggiamento superstizioso: certe cose spaventose non possono essere nominate, perché già solo questo potrebbe farle accadere. Ci sono casi di persone che si suicidano perché hanno un'enorme paura della morte.

Erich Fromm – La Volontà di Vivere


Leggi anche: Da che parte stai?


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mercoledì 19 gennaio 2011

3 STORIE IN 303 PAROLE

101 Parole è un progetto di scrittura creativa per composizioni brevissime (101 parole appunto). Tutti possono parteciparvi, basta inviare le storie a info@willoworld.net. Naturalmente devono essere di esattamente 101 parole.

Eccone tre, pescate a caso...

INCUBI

di Fida

Betty era una ragazza giovane e bella da mozzare il fiato: capelli biondi e vaporosi, labbra carnose e pelle candida.
La sua era una vita da regina; amava la perfezione e ne faceva il suo vanto.
Eppure, c'era un neo, un imperfezione che rattristava la sua vita: la notte, ogni notte, si alzava di scatto per un incubo che le interrompeva le otto ore di sonno.
Quella notte successe di nuovo: si alzò, gettò via la maschera occhi rinfrescante e lenitiva e tremante si guardò le mani.
L'unghia, quella dell'indice, era ancora lì, non si era rotta fortunatamente.

L'OCCHIO PRIVATO

di Morgendurf

Una vibrazione musicale attirò la sua attenzione.
Roberto sotto la doccia, guardò il display illuminarsi.
“Ti penso, baci.”
Un nome femminile per un sms, ad un’ora improbabile per un amico, un collega, un cliente.
Simulare indifferenza per giorni, attivarsi con le amiche, ottenendo informazioni su colei che portava il suo stesso nome.
Sapeva quasi tutto: età, indirizzo, sposata, una figlia.
Gli unici tasselli mancanti: la professione ed il volto.
Un giorno le disse che doveva scendere in città, una riunione nella sede centrale.
Partì prima di lui, attese davanti alla casa dell’altra.
Lo vide suonare un campanello ed entrare.

IL TERAPISTA

di GM Willo

Mirella veniva da me ogni venerdì pomeriggio, dopo il corso di danza. La facevo accomodare sul divano, mentre io rimanevo dietro la scrivania ad osservare dalla finestra i platani del viale. Mi parlava del lavoro che odiava, delle amiche gelose e del suo uomo che la tradiva. Alla fine della seduta scoppiava sempre a piangere, ed io accorrevo all'istante coi fazzolettini. La consolavo parlandole dei suoi progressi, poi fissava un nuovo appuntamento con la mia segretaria.
Sullo stesso divano, una sera di giugno, Mirella ed io facemmo l'amore. Non fu un gesto professionale, il mio, ma la feci sentire subito meglio.

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